Evviva il latinorum 🙂
Cazzeggi mattutini, tra un lavoro e l’altro, alla (ri)scoperta della lingua latina
Una piccola pausa, due chiacchiere con il mio collega, qualche stiracchiamento.
Ohi ohi, che mal di schiena! Mi ci vorrebbe un massaggio.
Una giornata in SPA sarebbe cosa stupenda… ma che significa SPA?
A naso SPA sembra l’acronimo di qualcosa.
Azzardo: un uso e costume (sic) tedeschi?
In effetti il popolo germanico ama tutto ciò che è salute e benessere, salvo poi ammazzarsi con crauti, wurstel e birra a litri… dagli torto, però!
Ma vediamo cosa dice il signor G:
“SPA: Salus Per Aquam
“La salute attraverso l’acqua”… Ma è latino!!!!” :-O
Evviva 🙂
Nell’uso quotidiano della nostra lingua, come di molti nostri dialetti, ci sono ancora tantissime tracce della lingua latina ed è sempre un piacere per me, scoprirne di nuove.
Nel dialetto veneziano ci sono degli esempi molto carini, estremamente coloriti e dal sapore molto concreto.
Ricordo che il popolo latino era un popolo guerriero, di impostazione stoica: duri, puri e materialoni, insomma.
Ebbene, il veneziano conserva delle parole che sono rielaborazioni linguistiche, etimologicamente e semanticamente fedeli, di modi di dire latini.
Un esempio che ha a che fare ancora con l’acqua?
Eccolo: a Venezia quando ci si tuffa di testa si dice “butarse in caorio“.
“Caorio” sembra una parola inventata o il nome di un palazzo veneziano: Ca’ Orìo.
Insomma, ad un orecchio non abituato al dialetto veneziano può suonare come il nome proprio di qualcuno o di qualcosa.
Invece la sua etimologia è super latina perché è l’elaborazione delle tre parole “caput ad rivum“, ovvero “capo rivolto ad un corso d’acqua, un rio”.
E del resto come ci si tuffa di testa se non col capo rivolto verso l’acqua? 😉
Vale