David Orban è il presidente di SingularityU Italy, un’organizzazione che fa capo a Singularity University, una community globale nata in Silicon Valley dieci anni fa per con lo scopo di preparare i suoi membri all’innovazione che utilizza le cosiddette “tecnologie esponenziali” per affrontare le più grandi sfide del mondo e costruire un futuro migliore per tutti.
Le tecnologie esponenziali di cui parla David Orban sono quelle emergenti, che stanno rivoluzionando i nostri stili di vita e i nostri comportamenti.
Sono legate al digitale e si stanno sviluppando in modo, appunto, esponenziale.
Il Mattino di Padova mi mandò ad ascoltare la lectio magistralis che Orban tenne all’Orto Botanico di Padova, ospite del DigitalMeet 2018, per scriverne poi un pezzo.
Ne approfittai per intervistarlo e chiedergli quello che è da un po’ il mio trip: i progetti “benefit” a impatto sociale che utilizzano le nuove tecnologie.
Le sue parole oggi sono più che mai attuali, soprattutto dopo il lockdown.
Riascoltiamole in questo #lostandfound.

David Orban presidente di SingularityU Italy al DigitalMeet 2018. Ancora attualissimo!

David Orban, che cos’è Singularity University, cosa sta facendo per l’Italia e in particolare per il Veneto?

Singularity University è un’organizzazione nata in Silicon Valley presso il centro di ricerche della NASA dieci anni fa per analizzare e divulgare le implicazioni dell’accelerazione, sempre più evidente nel mondo, avviata dal cambiamento tecnologico. Oggi è presente in tantissime parti del mondo e da poco anche in Italia.

Singularity University è presente in tantissime parti del mondo.

Stiamo realizzando conferenze e incontri, abbiamo selezionato formato certificato un corpo docenti italiano che ci permette di entrare in contatto con realtà italiane che hanno un ruolo importante nel futuro dell’economia e della società.

Avete scelto il modello B Corp per Singularity University, perché?

Le società Benefit che in Italia godono di una legislazione specifica, riconoscono che l’insostenibilità è insostenibile. Le iniziative sostenibili da un punto di vista sia ecologico che sociale avranno modo di fiorire in un futuro che deve operare compatibilmente con le risorse disponibili sul pianeta. Adottare questa forma societaria è la opre essa necessaria pere costruire realtà durature che abbiano impatto positivo sul mondo.

Cosa vuol dire creare progetti a impatto sociale usando le tecnologie?

L’umanità è sempre stata caratterizzata dalla tecnologia forza positiva nel mondo.

Qualunque iniziativa per avere un impatto non può che usare la tecnologia che siano iniziative scientifiche artistiche economiche politiche. Per noi la tecnologia è un denominatore comune di tutte queste.

Le società che abbracciano la tecnologia hanno modo di sperimentare quali sono quelle più adatte per affrontare le loro sfide più importanti.

L’Italia è stata pioniera delle B Corp con una legge del 2015. Questa legge sta avendo degli effetti per cambiare marcia?

Ogni cambiamento non può che essere progressivo, non necessariamente costante e lineare. Per questo noi parliamo di tecnologie esponenziali e studiamo come da una fase impercettibile, i cambiamenti possano arrivare a una fase dirompente,

Penso che la consapevolezza delle necessità di abbracciare un modello economico e sciale come quello delle società benefit avrà un percorso simile.

Quanto è importante la digital transformation per il cambiamento?

Oggi siamo nel pieno XXI secolo.
Il XX secolo nella sua seconda metà ha visto una trasformazione che oggi suona strano sia ancora intesa da alcune aziende come qualcosa di non naturale nel proprio DNA.

Se quindi ci sono delle aziende ancora dubbiose sulla serie di strumenti per la produttività e la competitività di natura digitale, queste corrono veramente il rischio di trovarsi nella periferia dell’iniziativa economica, se va bene.

Le aziende dovrebbero già essere arrivate al punto di ritenere il digitale qualcosa di naturale, oltre che necessario.

In che modo aiutate le aziende ad affrontare il cambiamento e il Veneto a che punto è?

Il cambiamento non è qualcosa che si compie e poi rilassati ci si lava le mani e ci si dice “l’abbiamo fatto e punto”.

In un mondo aperto con una competitività pazzesca lo sforzo costante per monitorare e adattarsi ai cambiamenti non può dare garanzia di risultati ma è una premessa necessaria.

Io vedo che l’Italia ha un’immagine all’estero eccezionale. È un’immagine meritata e le aziende venete sicuramente contribuiscono a questa in modo importante.

Mantenere le promesse di questa immagine è il risultato di uno sforzo continuo che le aziende migliori stanno facendo.

Quanto importanti sono iniziative come il DigitalMeet?

Questi incontri sono un punto di arrivo per quelli che li organizzano ma devono rappresentare un punto di partenza per quelli che vi partecipano.

Io spero sempre che quelli che mi ascoltano possano ricevere uno stimolo capace, una volta tornati a casa o in azienda, di farli decidere di mettersi in gioco, di sporcarsi le mani e di cominciare a sperimentare le tecnologie di cui parlo.

Le barriere per la loro adozione sono praticamente nulle e l’unico sforzo necessario è di superare una naturale passività che ognuno di noi ha.

Si tratta di accogliere queste nuove tecnologie con creatività, con gioia e con la consapevolezza che le risposte possono derivare solo dal metterle in pratica, perché solo sperimentandole possiamo capirle.

Questi sono i passi che poi portano a risultati sostenibili nel tempo.

David Orban

David Orban è investitore, imprenditore, autore, conferenziere e leader di pensiero del panorama tecnologico globale.

È fondatore e managing partner di Network Society Ventures e di Network  Society Research, organizzazione non-profit globale che crea visione e strumenti di analisi per affrontare positivamente il cambiamento verso le tecnologie decentralizzate e distribuite per superare le funzioni centralizzate e gerarchiche dello Stato Nazione.

È presidente di Network Society Lab, società di venture development e fa parte della Facoltà e Advisor della Singularity University

La sua visione si colloca all’incrocio tra tecnologia e società, di cui auspica un’evoluzione comune.

Il suo motto è: “Qual è la domanda che dovrei fare?” che racchiude il suo approccio per accelerare i cicli di invenzione e innovazione necessari a costruire il nuovo mondo.